domenica 9 gennaio 2011

LA BAMBINA CON LA GIACCA ROSSA



Non si vede granchè ma in mezzo
c'è una bambina sullo sgabello.
Una bambina con una giacca a vento rossa,
davanti alle macchinette e, a destra il papà.

Quà arrivano i papà

Quà arrivano i papà
anche quando gli tocca il figlio
e allora se lo portano.
Magari al sabato, come stamattia.
Sarà stato mezzogiorno e mezzo.
Lui arriva con questa bambina
con la giacca a vento imbottita, rossa
Lei vuole che il papà gli tenga la mano
Lui non può, stà frugando
in cerca di soldi nella tasca.
A lui la bambina con la giacca rossa
la mamma gliela dà una volta a settimana.
Cosi ha detto il giudice e lei gliela dà a malincuore.
E' il suo papà. In fondo gliel'ha scelto lei, no?
La bambina con la giacca rossa è felice.
Vuole che il suo papà la tenga per mano.
Il John Foster è un posto con facce brute.
Lui non ci stà senza giocar alle macchinette.
Mezz'ora si è promesso, poi si va a mangiar dalla nonna.
E' tornato da sua madre dopo la separazione.
La bambina urla e salta. Lui le dice di star buona.
E' felice quando stà con suo papà che vede cosi poco.
Vorrebbe lo sapessero tutti che quello è il suo papà.
Un uomo giovane, neanche quaranta,
con il berretto di lana in testa e un sommesso rimbrottare.
Lei non stà buona, non è capace.
Pare dica solo papà. Papà quà e papà là.
Poi lo racconterà alla mamma
che son andati a giocare alle macchinette.
Lui cambia i soldi nella macchinetta per la moneta.
Quel suono là, delle monete che cadono sul metallo
quel suono là stupisce la bambina con la giacca rossa.
Lui pensa che, se vince, gli comprerà un bel regalo.
Lo dice alla bambina. Stai buona però. Vieni su sullo sgabello.
Ti metto una monetina, gli dice e tu premi sempre qui.
La bambina tace. Tutte quelle lucette che non stanno ferme.
tace un pò, poi riprende papà quà papà là.
Lui tace, gioca, le dice stà buona, adesso andiamo.
Si è giocato venti euro, mi pare. Io stavo là a guardare.
Non mi veniva neanche sù il nervoso. Solo pena.
Io ero là sul tavolo alto con lo spritz
e scrivevo di questa storia.
In alto della pagina del blok notes a spirale avevo scritto:
Essere morti
o essere vivi
é la stessa cosa
Cambia niente.
Cosa respirate a fare?





Le scrivo là le storie, su quei block notes piccoli con le spirali.
Marca Ariston (Blasetti), formato 8 x 12.
Sono 60 fogli ma non li ho mai contati.
Ho anche i Moleskine ma quelli son troppo fighi
per uno come me e li adopero per le storie della festa
o quando vado in giro che ci fabbio anche i disegni.
Cosi sapete anche questa.

2 commenti:

teti900 ha detto...

buongiorno!
che bella calligrafia!
vedo che c'è anche il vecchietto del libro "La cavaliera della morte" che legga o non legga la posizione è sempre la stessa!
mi hai fatto ricordare un post questo
di una amica, jezabels____ forse la conosci se no, te l'ho appena presentata!

simurgh ha detto...

Chissà com'è la bella calligrafia? Quali stilemi adottiamo crescendo, a quale armonizzazione diamo preferenza, chissà? Spesso lo diciamo per un convenevole apprezzamento, sui generis, viste le infinite variazioni rintracciabii e possibili. Pensavo per me sai, pensavo a quali modi di scrivere le lettere sia per me piu congeniale. L'arrotondamento probabilmente, o la combinazione di questo con gli svettamenti o l'estroso svolazzo. Penso che chi presta attenzione e cura alla scrittura sia fondamentalmente narcisista, un'esteta frivolo ma penso anche al piacere che conferisce a chi scrive il sentire quel movimento che si armonizza e si imprime, il polso, pollice e indice, il medio sotto a dar sostegno. Per piacere e gusto del contrasto, mi piacciono quelle che normalmente definiscono brutte calligrafie. Mi piacciono per la loro noncuranza, lo spettinamento, il guizzo rigido e nervoso, l'indifferenza e il fastidio per i convenevoli e un sacco di altre cose, compresa l'illeggibilità. Mi vien sempre da ridere quando vedo uno che gli girano e che dice ma come cazzo scrive questo qua? Mi piace perchè vuol frapporre tra sè e gli altri delle difficoltà, un fossato, un muro, dell'ostico, un fastidio. Come se questo dicesse - vuoi leggere quel che di me è comunque personale, che mi è costato a scriverlo e che non ho fatto per il tuo piacere? Vuoi che io favorisca la tua comodità, che tutto questo non ti costi niente? Eh no bello. -

Che seghe!

No, non è il vecchietto della cavaliera della morte. Quello è uno che vien fuori a leggersi la Gazzetta dello sport e prendere un caffè. Vedo che li hai letti i miei blog eh? te li ricordi.Mi fa piacere questa attenzione teti.

Ho letto il post di jezabel, si. Pare quasi abbia preso spunto da lei. E' strano trovare osservazioni simili, cogliere le stesse minuzie. Lei alla fine se la prende con il governo, io con l'intera umanità, tranne i presenti. Devi averlo detto anche a lei. Ho visto che è passata. Grazie teti.