domenica 19 giugno 2011

Jan Garbarek



Ieri ero a Venezia, alla sera son andato ad ascoltare Garbarek.
Poi ho vagato per calli con l'intento di perdermi.
Ho immaginato quell'infinito intreccio rappresentazione del labirinto.
Era un'idea di Borges questa, una sua convinzione. Venezia.
Credo di essermi ubriacato. Non tanto. Cercavo coraggio.
Vagavo nel Sestriere di Cannareggio e volevo levarmi qualcosa di dosso.
Non cercavo un centro e neppure di trovarmi irreparabilmente chiuso in una calle.
L'eco di quei suoni e le voci mi ha sempre risuonato in testa.
Un sottofondo, la colonna sonora, i passi sulle pietre, quell'aria che si infilava tra i muri, le mani in tasca, i riflessi nell'acqua, un dolore che mi rosicchiava dentro, i piccoli ponti, luci accese dietro i balconi, le voci dalle finestre aperte, un remo che affonda nell'acqua, l'ombra davanti di Corto Maltese.
"Io percorro un disegno che, in verità, in nessun momento mi impedisce di varcare i limiti di quelli che dovrei chiamare sentieri, ma io so di non potere, in alcun modo violare il disegno che debbo seguire; come un giocatore di scacchi, io sono vincolato ad un numero esiguo di mosse."
I miei passi seguivano un'istinto. Premonizioni intuitive, scatafasci. Non sapevo quale fosse il punto, il luogo dove quella coazione a svoltare, ad indagare bivi e congetture mentali si sarebbe sciolta. Tentare errori, ecco quel che so fare.Girarmi intorno è quel che ho sempre fatto, in fondo, senza trovarmi mai. Trovar scappatoie, ecco, quello si lo so fare.
Eppure scegli sempre una strada. Io provo anche a fermarmi davanti un bivio, preso da questa mia incertezza. Di qua o di là? Che importa.Una strada è sbagliata ma niente mi dice che l'altra sia giusta. Presagire? Avvertivo una severità, anche se questa cosa sembra un'astrazione. Il labirinto ha una severa inclinazione a porre domande assolute. Però le pone in modo elusivo, furbo, infantile. E' possibile che ogni strada sia un'inganno, ecco.
Seguivo quella musica che si infilava tra i cunicoli del mio cervello spellato. A volte la sentivo provenire da una calle laterale e allora prendevo quella, la seguivo sotto i portici scuri. Un barbone dormiva per terra. Si era costruito una stanza dietro a dei cartoni. Che strade del destino aveva preso per arrivare fin là? Tutti i miei fraintendimenti mi hanno sempre restituito ad un bivio. Ho pensato che distruggere il labirinto poteva essere una soluzione. Ma poi so che ne avrei generato un'altro. Lo scorpione è incline dicono.
Adesso non sto qua a dirla tutta perchè devo uscire. Ma non è detto che torni,non è detto. E chi lo direbbe poi? Non so

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