"Abbiamo giocato nella stessa strada. E' cosi che si diventa davvero fratelli, che a venire dalla stessa madre non ha reso parenti nemmeno i gatti. Benedetto sempre sia il rispetto per il sangue, ma la strada e l'averci giocato insieme regala ben altra dimensione di parentela. Nessuno crede davvero che basti condividere il cognome di un padre per rivendicarsi seme comune: dietro all'atto che porta al cognome c'è un percorso cosmico irrintracciabile che si fa beffe della volontà umana e delle sue povere scelte, come le condanne degli innocenti. Dev'essere per questo che per tutta la vita molti adulti cercano di liberarsi della parentela casuale del proprio sangue, affermandone altre decise da sè"
"Nessun Natale trascorso in famiglia compete nell'anima con il rilievo delle pietre sotto al sellino della primadiscesa in bicicletta senza mani, con il riflesso di una treccia scura che balla sulla schiena lanciata nella corsa o con la rovente vergogna di un giornale per grandi trovato tra gli sterpi di un cespuglio e sfogliato insieme, muti e attoniti. In quelle infantili verginità perdute c'è il segreto patto dei veri complici, il potere normativo della prima esistenza condivisa, contro la quale non esiste sangue che possa pretendere maggiori diritti. Cosi li senti davvero certi adulti nei bar, uomini fatti e disfatti mille volte dalla vita, vantarsi ancora tra loro dei legami nella strada dell'infanzia - abbiamo fatto il gioco insieme - come di un parto consapevolmente condiviso."
Una citazione in apertura del racconto dice:
"Con le tre dita la via vuole indicare
nemmeno lui
nemmeno lui
sà dove andare"
(Vinicio Capossela)
da cui il video L'uomo vivo (Pazzo di gioia)
C'è un punto dell'estate
C'è un punto dell'estate
C'è un punto dell'estate che inizia
che le more nei rovi dei fossi
diventano nere e son pronte
calde dal sole e di polvere
ti riempi la bocca
A quel punto ricordo
la scuola era quasi finita
e si andava a nuotare nel fiume
fino a che l'estate sarebbe infreddita.
Vorrei essermi innamorato di te allora
che si giocava fino a che era scuro
e mia madre mi chiamava dal balcone per cena
e poi io dicevo a mia nonna
che mi ero innamorato di una bambina
che avevo visto sulla giostra nella piazza
durante la sagra e non era da qua
la mandavano i genitori in vacanza
(simurgh)
Sò di quel senso di polvere e more
Sò di quel senso di polvere e more
Sò di quel senso di polvere e more
che le piu facili erano sempre finite
e allora si osava piu in la dove punge
fino alle nere piu grosse
Era il tempo del tuo amore giocato alle giostre
quello in cui pregavo mia madre
di lasciarmi partire col circo
con Aleandro Rodriguez
il bambino saltatore di fossi
figlio del circo e di tutti i suoi animali
Ancora oggi mi ricorda mia madre
inquietava questo mio desiderio amoroso
Si aveva appena otto anni e mi pareva
la fatica di quel bimbo una roba importante
Poi quel bimbo Aleandro indossava un gilet
come da grandeminuscolo pur cosi maestoso
Da me imparò a scalare le pile dei pioppi
tagliati sdraiati in piramidi
da lui seppi come strisciar sotto i camion
e li trovare rifugio
Oggi sorrido
Io lo portavo in alto verso il sole
lui la sotto dove era sempre quasi notte
Si accamparono un mese
Era caldo forse di Luglio
Poi un mattino un grande trambusto
e le plastiche sgonfie per terra
i panni raccolti dai pali
le roulottes agganciate ai giganti
Invocai un permesso speciale
almeno di poterli aiutare. Mio padre negò
Lui che un giorno quando aveva otto anni
fu lasciato dentro il recinto di un collegio
mi negò quel saluto ai Rodriguez
Credeva davvero li volessi lasciare?
o forse proteggeva un dolore.
Comunque quel giorno s'inventarono di andare in città
Nessun commento:
Posta un commento