venerdì 14 ottobre 2011

L'AMORE E' UNA BESTIA CRONICA




L'amore è una bestia cronica



Se l’amore fosse tutto occhi e gli occhi fossero due bambini

litigiosi fino voltarsi le spalle, sarebbe la cecità

Il colore che li comprende smetterebbe l’agitazione

prosciugato nella secca di una forra, un botro profondissimo

scavato dal ricordo dell’acqua Se gli occhi fossero due bambini

nello spavento notturno non sarebbero due spille spiaggiate

che appuntano ferite alla luna ma la sagoma offesa di un relitto

Se gli occhi si svestissero sarebbe due fantocci che celiano il firmamento

E se l’amore fosse uno sguardo sarebbero un ragazzo che non vuole niente

Forse l’amore è lo schianto per fusione di una differenza

che pure non pensa al confronto, sul marciapiede del risveglio

gettata com’è senza preavviso, né sussistenza che pure

devi garantire al corpo, nonostante la deflagrazione

con le sue anomalie di lunga e corta gittata, corta come l’amore

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compulso che becca doloso la distanza

dal precedente identico, per farsi senza precedenti l’unico

fatto commensurabile, e lunga lunghissima gittata il travaglio

orizzontale che ne viene L’amore è una bestia cronica

che sembra un giocattolo L’amore è un organo inflazionato

una fluttuazione drenante il corpo su scenari vacui L’amore

scompone gli oneri inconsulti delle piccole piaghe, dissangua

senza fine memorie capovolte a svuotarsi Forse l’amore è

una chimera che non assolve i fatti, anzi li assorbe

nella spugna capovolta dei sogni, come l’appetenza vuota

e lontana di un trogolo infiorato tra le fanghiglie duttili e lussureggiante

e l’inciso pacioso di un grugnito che significa tutto Forse è il porco

di peso sollevato al giogo delle altezze che mente franchigie superiori

O la lingua sonora di una decade di grigi riarsi



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che slavano il basso della torba con un’eco di vetro e polveri

scomposte nella facezia del cammino Forse

l’amore è un’allergia che poi entra in gioco

una ferma miscredenza sull’allergene che gli confonde i fiori

che lo estenua e che lo finge che lo arde di continuo sotto le meningi

lo buca, lo inghiotte, prolifera muco nei turbinati convulsi

e nell’unica profumazione sua, lo respira Forse

l’amore è questa mattanza nel profondo delle labbra

nonostante il risaputo sia querulo come il pantalone stellato


con cui non osi dormire E’ la gorgiera scollata di ogni decadenza

e il cane inalberato del distacco E’ la preghiera che pregando espia

il pregato Il lacerto, il travaglio fobico di un copione strappato Il sandalo

sfatato che calza discordia, la colonna obliterata delle scelte

la scapola crollata che astiene un vagito sorridendo


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Viviana Scarinci

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