lunedì 10 ottobre 2011

Lo scorpione

E' perchè tra poco tocca a me, allo scorpione


1.
Non so la devozione
quel florilegio
insinuante
dall’erotismo inconscio
Il dovuto squadro
col piglio confuso
dei senza disegno
e questa cella
si chiama oblio

2.
Ma verrò oltre
la spranga che mi chiude
l’allucinazione
verrò, saldando
un’asola al buio
e dal buio divelta
dal soqquadro
di quest’assenza
di senno, come
un magnete verrò
cieca e copulante
lo spazio

3.
Al dunque
le impugnò la vista
da dentro, agganciando
al polso innervato
della nuca quella contorsione
taciuta agli occhi
che non siano più luce
dovuta ad un’incognita,
ma il niente
e sempre di una fede
e non con lo sguardo
giungerle si dovette
ma tacerle
a fior di ciglia
i polpastrelli pigiati
alla stretta del braccio

4.
Perché hai intriso
la mia danza
zoomorfa di cecità
perché l’intemperanza
equestre che mi frange
il pane sotto
lo zoccolo, fa la terra
commestibile
e me affamata

5.
Ti mostro la pietra
che ti ha dilaniata
l’occhio, che ti si è
spento in gola:
non fu il solstizio
d’inverno ma la lenta
agonia che ha preceduto
quella morte
e la morte del sole
che rinfrancò
l’errore di vedersi
e in un errore di fatto
l’essere tuo in rivolta
all’astro del mattino

6.
Che il tempo diventi pure
una placenta e che tutto
vi accada in quell’eresia fetale
anche la tua difformità sia
in quel vaso canopo
come una recrudescenza
di senno, un contenuto
addominale serrato
nella tua buia fisiologia

La scorpione
“Novelli astri s’accendono
a un mondo da tenui parti diviso.
Seguivano non so quali rituali segni.
(…) e si frastagliarono i giorni
e non furono più che un pallido ritorno
delle cose prime.

Lorenzo Calogero”

Nessun commento: