E Poe cosa?
Lou Reed Ft. Antony Hegarty Perfect Day dall'album "The Reaven"
Da bambino sollevavo le pietre, i sassi
Avevo scoperto i piccoli mondi
Imparare a stupirsi di quello
che è sotto gli occhi di tutti
Li dove c’è una linea fragile di confine
dove la brina puo far ancora rumore
Ed è come quasi scavare nell’acqua
Tu sei la che all’improvviso ti pare
che il mondo si sia disabitato
Solo in quel piccolo mondo
Solo tu con i tuoi piccoli occhi
come chicchi di caffè tra i denti
a scoprire tesori sotto le pietre minuscoli eventi
case nascoste da alberi e cespugli
ponti che si congiungono a piccole chiese
lunghe ombre si proiettano sul campo
una sagoma incappucciata sfila
lungo un muro di sassi
le campane suonano nell’ora del pasti
in quella luce bianca scolora con un brusio
grilli cicale lombrichi insetti volanti
Non sono mai stato più felice di allora.
Là non si può ritornare e neppure raccontare
com'era colmo di beatitudine quel giardino del paradiso.(1)
Quell'albero grosso era mio padre
che vegliava sui mostri che abitavano le mie storie
che giocavano nella mia mente
come la storia storia degli Usher, di Poe
la cui casa bruciò nella sua testa
e dell’amore per sua sorella
la cui morte lo fece impazzire
dell’omicidio d’uno sconosciuto
e di quello di un amico
dei richiami dagli abissi infernali
che sembrano non aver mai fondo (2)
Un albero grosso, montagna di roccia
e là potevi sederti sulle ginocchia
e allora i giganti, i mostri, chiromanti sporchi e fetenti
è li che sapevi trovarli, sotto quei sassi
Sassi che han saputo venire dalle montagne
Far tutta quella strada per lasciarsi guardar sotto
offrire asilo e riparo a piccole insignificanti bestie
e poi finire magari tirati dentro il fiume o un laghetto
Che la sul fondo poi c'è tutta una genia di altri mostri
di Tarkovskji, di Poe, Andersen, Lewis Carol
Bisognava fargli la punta allo sguardo. Diventare bambini specializzati, bisognava. E darci dentro a costruirti mondi segreti. Con i mostri che ti porti dietro fin sotto le coperte e te la, con gli occhi spalancati, bardato a sguainare spade, fughe e tempeste.
Non è che proprio lo capivi bene
quel mondo dei grandi e piccini
La dissonanza che strideva, grattava
che li vedevi scannarsi invece di amarsi
E allora mangiateli vivi, dicevo ai miei mostri.
Da dentro guardavo sotto i sassi
ed era come stare dietro grandi finestre
E' da li che magari vedevo un cielo intero
sparire dentro l'intrico di un bosco.
Era vita strappata quella che sentivo la intorno
Animali sguarniti che avevano perso la direzione.
(1) Tarkovskji
(2) Lou Reed - The reaven e quà
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