
Comincia cosi:
"Io sono laureato in filosofia a Bologna. E uno dei testi che ricordo bene è di Leibniz, dove diceva (in polemica con gli emiristi, per cui il rosso, o lo vedevi rosso, oppure non lo conoscevi), se ricordo giusto, che è possibile insegnare ad un cieco che cos'è il rosso facendogli ascoltare lo squillo di tromba in un'orchestra.
E mi sembra che sia come una virtù in fondo che prende tutte le abilità e le trasforma attraverso i vari sensi"
E già qua sarebbe da ragionarci su con questa storia delle trsformazioni attraverso i sensi. Nell'intervista però parla soprattto di fumetti per via di questo suo libro nuovo "Autobiografia della mia infanzia". Io non sò se per le femmine la dimensione dei giornalini sia la stessa. Quanto mi perdevo via rapito in quelle storie. Averne a pile, a borse e star la a leggere, leggere. Dice Cornia "Tuttora leggere fumetti è la mia vacanza...o se ho un momento di odio o depressione, mi sbatto a letto con pile di fumetti.." Poi racconta questo episodio che mi struscia: " C'è stato un periodo che mio padre era all'ospedale per un tumore al fegato di cui dopo è morto, e passeggiavamo per l'ospedale, e vicino a lui, in oncologia, c'è anche il marito di sua sorella di latte e mi dice - dai vieni a salutarlo - Andiamo e si salutano e parlano un poco dell'ospedale e cose cosi poi l'altro dice felice: - però oggi è uscito il nuovo Tex!" e se lo teneva sul comodino sperando che noi ce ne andassimo per poterselo finalmente leggere."
Ecco, questa è una cosa che capisco benissimo.


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