sabato 24 dicembre 2011

I detective selvaggi


Comincia cosi "I detective selvaggi". Non credevo neanche di averlo piu questo libro. Ero certo di averlo regalato. Ieri sera è caduto fuori da una catasta di libri e carte. Si vede che me ne sono comprato un'altro, poi, si vede.


2 novembre
Sono stato cordialmente invitato a far parte del realismo viscerale. Naturalmente, ho accettato. Non c'è stata cerimonia di iniziazione. Meglio così. 



3 novembre

Non so bene in cosa consista il realismo viscerale. Ho diciassette anni, mi chiamo Juan García Madero, sono al primo semestre di giurisprudenza. Io non volevo studiare giurisprudenza, bensì lettere, però mio zio insisteva e alla fine ho dovuto cedere. Sono orfano. Diventerò avvocato. Fu questo quel che dissi a mio zio e a mia zia e poi mi chiusi in camera e piansi tutta la notte. O almeno una buona parte. Poi, con apparente rassegnazione, entrai alla gloriosa Facoltà di Giurisprudenza, ma dopo un mese mi iscrissi al seminario di poesia di Julio César Álamo, alla Facoltà di Lettere e Filosofia, e così conobbi i realvisceralisti, o viscerrealisti o perfino vicerealisti, come a volte gradiscono farsi chiamare. Fino ad allora ero stato solo quattro volte al seminario e non era mai successo niente, dico per dire, perché a ben pensarci succedeva sempre qualcosa: leggevamo poesie, e Álamo, a seconda dell'umore, le lodava o le polverizzava: uno leggeva, Álamo criticava, un altro leggeva, Álamo criticava, un altro ancora leggeva, Álamo criticava. A volte Álamo si annoiava e diceva (a quelli che in quel momento non stavano leggendo) di criticare anche noi, e allora noi criticavamo e Álamo si metteva a leggere il giornale.

Era il metodo perfetto perché nessuno fosse amico di nessuno o perché le amicizie si fondassero sulla malattia e sul rancore.

2 commenti:

teti900 ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
teti900 ha detto...

niente, era un sms che mi ha distratto, poi veniva un discorso lungo allora ho cancellato.
mettiamola così come la dice William James.
Criticare è valutare, impadronirsi, prendere possesso intellettuale, insomma stabilire un rapporto con la cosa criticata e farla propria.