lunedì 5 dicembre 2011

La piccola falange. (Un bambino delicato)

Dal moleskine su via Bachelet

Il balcone della mia camera su via Bachelet. Un osservatorio minimale-contemplativo:una strada. Succedono cose. Minimalie, piccoli scarti all'aperto, frammenti e schegge di vite estrapolate, smascheramenti, deduzioni e cosi via.

Quando sono a casa, spesso aspetto passino i bambini, dal balcone, vederli mentre vanno a scuola, poco prima delle otto. Saranno un paio d'anni che hanno messo su questa iniziativa:"Il Pedibus".(A me vien sempre da dire "Il Pediluvio") Funziona che un paio di genitori del quartiere passano per le case, i bambibni escono, si prendono per mano una corda con i loro zainetti, tutti in ordine avanzano come una minuscola falange spensierata, sotto il comando di due autorità indiscutiili. Sul marciapiede hanno dipinto il logo lungo tutto il percorso. L'impronta di un piede dentro un cerchio giallo. Fino alla scuola, passaggi pedonali pedibus compresi. C'era un padre nuovo stamattina che comandava la falange. Uno con i capelli lunghi, vasco, scalto che i bambini seguivano innamorati. Mi sà che intriga anche piu di qualche mamma. C'è sempre un certo grado di pericolosità e sospetto sociale che mina la tranquillità delle giovani famiglie, quando ci sono tipi cosi in giro, a casa di mattina. Li incuriosiva e divertiva con battute e osservazioni: "Sapete come si chiama quell'uccello la? Vedete quel nido di rondine su quella casa? Dove sono finite le rondini adesso? Ne vedete piu? E quella che macchina è? Le sapete riconoscere? Tu per che squadra porti? e cosi via. I bambini parevano molto interessati. Poi si fermano davanti ad aspettare Marta. Tutti assieme la chiamano dalla strada fin su al suo balcone. Lei arriva di corsa dal cortile del condominio, si attacca alla corda e ripartono. E' figlia di marocchini (lui almeno). Quelli che avevano la bandiera italiana nel terrazzo, tempo fa, quando tutti si son scoperti italiani. L'avevo messa anch'io, (solo quel sabato e domenica che si commemorava) però avevo anche quella giapponese appena dopo il disastro nucleare.

(Tecnicamente la foto fa impressione,quasi un'offesa al gusto, alla ricerca e all'estetica. Sfuocata come piu non si potrebbe, però è emblematica nelle sagome, la sensazione che poi, son certo trasmette e descrive. )




Dopo che la falange è passata. Arriva questo nonno. (La foto non è granche perche fatta con lo zoom tirato del cellulare). Lo accompagna lui il suo nipotino. Gli porta lo zainetto. E' sempre taciturno il nonno, il bambino no. Gli sta dietro e gli parla. Invece a scuola non parla tanto o, meglio, non parlano o giocano con lui. A lui piace star solo. Con gli altri prova un sacco di insicurezze e gradi di disagio. Gli vien normale diventare invisibile. Gioca da solo con le sue fantasie. Un bamino che si sente sempre in colpa per qualcosa. Anche per le biglie. Se preferisce la rossa e la gialla alle altre, il suo re e la sua regina, a quelle che occupano posizioni piu basse nella rigida gerarchia delle biglie. Si sentiva in colpa per i giochi in scatola che aveva. Non ci giocava ma le apriva le scatole, stava la a contare i pezzi, a prenderli in mano credendo che cosi si sentissero meno soli e abbandonati. Per evitare di sentirsi in colpa anche con i suoi animaletti di peluche, dormiva ogni notte con un animale diverso, seguendo una precisa alternanza. Un giorno, da grande, dirà "Ci ho messo parecchio tempo a diventare un essere umano". Di suo, anche se non riusciva ad esprimerlo, cercava di percepire le cose come se la rabbia potesse essere vista come una cosa buffa e l'insicurezza come qualcosa di adorabile. Un pò come nei cartoni animati che vedeva.

Dietro la piccola falange era rimasta la scia di silenzio che riiniziava ad espandersi, dilatando si riprendeva dentro il bambino con il nonno tenebroso, lontano, perso anch'esso nel suo mondo di sconforti e preoccupazioni. Il bambino gli raccontava delle cose, come si sentisse che doveva tenergli compagnia. Anche per questo sennò si sarebbe sentito in colpa. Alle otto son gia partiti tutti con le macchine, quelli che dovevano partire. A quell'ora c'è un silenzio colmo di presenze provvisorie. Quando la falange dei bambini che vanno a scuola è passata, sento ogni volta qualcosa di surreale, come se il mondo e le cose riprendessero il loro posto dopo un attimo di trambusto.

Il bambino, anche se non ci pensava in quel momento, percepiva come una chiara presenza, la lunga lista delle cose che gli facevano paura; i ragni, gli ami da pesca, svegliarsi di notte, il gogoglio che faceva il frigo quando poi rabbrividiva emettendo una piccola scossa, la capanna degli attrezzi in giardino, il trapano, le api, gli orinatoi, l'altezza e cosi via.

"E' un bambino delicato", diceva sempre di lui la madre.

Non potevo star la un'ora ad immaginare la storia del bambino, cosi la storia finisce qua. Anche perchè pensavo ad uno sviluppo per un finale. Le cose non necessariamente devono finire, concludersi in qualche modo. Quel bambino diventerà grande, qualcuna se ne innamorerà, avrà anche lui dei bambini, il nonno morirà, un giorno forse passerà di qua accompagnando la sua bambina a scuola. Vediamo, non si sà.

La musica da mettere, siccome è tanto non metto piu niente della serie Nowhere, perchè anche questa è cosa che ha a che fare con l'amore, l'abbandono, la solitudine ecc. Insomma, ho voglia di mettere questa

1 commento:

teti900 ha detto...

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(ahahahhah ma che video hai messo in fondo?! slap:)