venerdì 13 gennaio 2012

chet




chet

Zampe che spillano orme


lasciate sull’erba, tra i sassi



Negli Appennini vastità sconosciute



disperdono un canto lasciando una scia



molecole, atomi nelle scie luminose



che lui annusa con il naso nell’aria.



Tu tun









Zampillano allora nei suoi pensieri

pulsando all’interno di cerchi di luce

desideri, ciurme, cavalli al galoppo.

Con lo stivale raschia la terra

Tu tun




Traccia un segno, un cerchio, una freccia.

Sulla spalla ha una sacca di pelle

e dentro una tromba, un coltello

un quaderno, una scatola di colori

un sacchetto di perle


Tu tun



La lama che incide sul tronco, il corvo che stride.


L’uomo cerca nel bosco

tra gli arbusti qualcosa di fosco

Una casa diroccata, forse una pieve

dei sassi, una roccia. Qualcosa fu scritto,

Un monaco fu visto, silenzioso aggirarsi
.
Ombra immobile, visione dentro una stalla

La trovò ai margini del bosco

Tu tun



Vecchie pietre, il portico, l’edera dentro le stanze

Nidi rinsecchiti abbandonati dalle rondini

Che fuggono sapendo gli scricchiolii delle travi che crollano

Era la casa dove era nato e, prima di lui suo padre

Li dentro fu sgravato dalla madre poi morta



Cosi, ancora piccolo parti con il padre per le Americhe


Tu tun

Imparò il suono della sua lingua suonando una tromba

Come to mu arms, my beamish boy!

(Vieni fra le mie braccia mio radioso fanciullo)

Tre pistoni, tre colpi, infinite combinazioni suonava.

“Gödel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante”

Smarrute note gli sgrillavano dentro d’etermo nel suono

Rintronò un inno per ricordarne la gioia

Tu tun

La tromba sapeva suonarla a memoria
Parole  scritte di suoni, partorivano inutili sogni



Eins, Zwei! Eins, Zwei! 

Und durch und durch

L’uomo riprese a camminare.

Nella sacca la tromba
.
Tu tun tu tun tu tun tu tun tu tun tu tun


Nessun commento: