venerdì 29 aprile 2011

Uno scorpione fuori mano



Scorpione23 ottobre – 21 novembre
Nelle prossime settimane mi piacerebbe che ti entusiasmassi per persone, luoghi, animali ed esperienze diverse. E spero che le inonderai delle tue benedizioni più intelligenti e interessanti. Pensi di poter gestire questa valanga di passioni? Sei disposto a veder saltare la tua copertura, a perdere ogni dignità e a mostrare apertamente il tuo amore? A mio parere la risposta è sì. Sei sicuramente pronto a spingerti più avanti che mai nel sondare fino in fondo la tua enorme gioia per il privilegio di essere vivo



Me lo compro sempre Internazionale, mica per Brezny che poi a dir cosi, un uomo, non stà mica tanto bene, a dir che legge oroscopi. Ma questo qua di brezny, come fai? Insomma è un vezzo, che poi mica ci credo agli oroscopi và. Stavolta Brezny dice che dovrei entusiasmarmi, a me che son entusiasta di natura. Per le esperienze diverse forse ha ragione, per via che da un pò sono statico e abitudinario. Volevo andare a fare un salto a Lisbona, sulle tracce di Bernardo Soares, alias Fernando Pessoa. Il che mi pare una benedizione interessante da inondare. Per il resto, far saltare coperture un pò meno invece mostrare apertamente il mio amore lo fò già. (Quel fò è licenza in concessione) Nel sondare fino in fondo, son ritroso per via della bestia che è in me, che invece di spingersi lontano preferisce star imboscata, però in agguato, all'occhio insomma. Come Bernardo Soares preferirei esser morto però, siccome ho questo privilegio e gioia, dice, di esser vivo beh, non so ancora cosa fare.

Volevo aggiungere che, siccome mi son comprato quella camicia a quadri, un pò da boscaiolo, rossa, che non so mica se ho fatto bene, che io le robe non son tanto capace, anzi non ho proprio voglia andar per negozi con le commesse che ti vengono dietro e ti dicono c'è questo c'è quello e mi mettono a disagio, beh lasciamo perdere và che mi sà che era solo per mostrare la camicia nuova

giovedì 28 aprile 2011

Un Happy Meal a pasquetta.

E' cosi lungo che non lo leggerà nessuno

- Un Happy Meal
- I gadget mentali
- Una Crysler nera
- Femmine fuori mano
- Siamo andati a farci un Happy Meal al Mc Donald - mi ha detto.
Mi ho fatto spiegare che roba era. Il giorno di pasquetta. Dico io.
Mi dice che con quattro euro ti danno le patate fritte piccole nella scatoletta, poi ti danno un cisburgher o l'hambrurgher oppure un toast oppure ancora le crocchette di pollo. A scelta. Poi c'è la scelta di un dessert che è un nesquick, che son barrette di cioccolato o cereali. Poi non so se ti danno anche la coca cola ma credo di si.
Gli brillano un po gli occhi e quello sfavillio l'ho ben colto quando mi ha detto che assieme alle patatine ti mettono un gadget. Ah! Son patito anch'io, almeno ricordo lo son stato per i gadget, però solo per quelli degli ovetti kinder. La capisco. E che gadget era? Era di Hello Kitty, mi fà. Contenta eh?!
Marina non è una bambina di sei anni, come d'altronde non lo ero neanch'io con gli ovetti kinder, che poi neanche mangiavo. A mia difesa ho da dire che, al tempo, avevo dei pusher che mi allungavano dei doppioni. Non mi serviva farmi di Happy Meal voglio dire.
Marina, che non è una bambina di sei anni ma una commessa di un negozio di abbigliamento del centro, ha quarantadue anni. E' li che spiega al cellulare come arrivare al "Le bricole",




un bar in riva al fiume ad un suo amico che poi arriva con una Smart. Una pettenella, l'ho capito subito che era gay. E' con lui che c'era andata al Mc Donald a mezzogiorno nel giorno di pasquetta. Lo vedo venir avanti come una principessina che sà di essere osservata. Hanno tutti quei gestini accurati, quelle movenze dettagliate, quel mettere un piede davanti l'altro che senti pure quanto stretto tengono il culo. Non mi dà fastidio.
- Non sei andata ad un pic nik (Il posto qua, è anche dove abito io eh)
marina, allora. Credevo ti fiondassi da qualche parte con stefy - gli faccio io
- C'erano i miei che andavano da amici per una grigliata ma non avevo per neinte voglia - mi fà lei - Poi ho chiamato Gabriele -, che mi aveva gia presentato nel frattempo - e siamo andati al Mec che per me è uno spasso, e poi, spendi niente.
Gabri acconsente con leggeti cenni della testa. Quando gli chiedo cosa beve, dice un Gingerino. Noi tre spritz col Campari.
Io continuo a chiedere a Marina di questo affare degli Happy Meal con il gadget.
- Ma ti danno solo quelli di Hello Kitty? -
- No, cambiano. Io conosco un pò il tipo che me ne porta, gli dico quali mettermi via, quali mi mancano o a cui ci tengo. Una figata per me. -
Mi incuriosisce morbosamente questo microcosmo che marina si tiene in testa, che si è messa su tirandoselo dietro da chissà che infanzia senza affetti presunti e mai sufficienti.


Disegni il vento nei pensieri che
spazza con folate ogni nube scura
Niente polvere ne cartacce intorno
ma sai gia che niente dura per poco
o per sempre e, questo ti mette paura


Marina è un'amica di stefy. Quando torna si trovano loro due. Hanno una comune percezione della sfiga che crea la dimensione dell'accolita, tra loro. Una sorta di alleanza-sorellanza da cui attingono ad un intero, inesauribile repertorio di scambievoli cagate con cui spassarsela.
La checchetta si intrufola con discorsi da commesse. Io ho il mezzo toscano, tanto per dire del contrasto. Mi interessano i gadget che sono una dimensione mentale di Marina.
- Quanti ne hai? gli chiedo - Voglio dire, dove li tieni? In camera?-
- Tutti allineati sopra una mensola. Un mio piccolo, segreto vanto! - mi fa.
Poi stefy si mette in mezzo per via di dire di Capo Verde. Partono mercoledi. stefy mi lascia il Crysler se le accompagno a Verona all'aereoporto. Per il Crysler questo e altro. però non si fida tanto perchè ha il cambia automatico.
Insomma, non è tanto questo che sto qua a raccontare ma le considerazioni che mi venivano poi su queste donne adulte che han ben scelto di stare sole, di rinuncioare ad ogni parvenza di famiglia, di rapporto impegnativo di coppia e via dfiscorrendo. Mica son le sole no? Magari altre ci han messo di mezzo un matrimonio e un paio di figli per arrivarci. Non so. Io non son di meglio.
Marina è una bella tipa, mora, ben tornita. E' una che vive con i suoi. Delle volte esce con un Mercedes cabrio che è di suo papà. Insomma fa la sua bella porca figura, almeno ad apparenze. L'altra volta le ho chiesto - Ma scusa marina, diomadonna ma, quanto è che non trombi? Non mi ricordo se mi ha detto che son quattro anni o giu di li - Allora uno rimane impressionato. Ma come si fa? Eppure son certo di quanti gli buttano il sardone, compreso io che la tarmo sempre. Ma ormai è un copione, un clichè scontato. Tanto mi ride dietro.

Personalmente non è che sia una dimensione, la sua, che mi infastidisce. Sono curioso, per quel che la conosco. La vedo ogni tanto, quando esce con stefy e allora andiamo a farci uno spritz. , robe cosi. Una che legge anche romanzi impegnativi, che vede film cult. Non so che ne faccia però pare s'impegni anche. Si è costruita il suo bel fortino con le postazioni armate a difesa e si asseraglia piu che puo dentro là. Non ne vuol sapere di progetti futuribili. Non hanno affatto torto secondo me, essenzialmente. Le cose stanno andando sempre piu verso questo verso. I disadatti.
Mi diceva una volta. - La mia vita, adesso non mi crea grossi pensieri. Con quelli che ho trovato finora mi è sempre andata a male. Non vogli dire che ho il carattere piu adattabile ma, alla fine, arrivavo al punto che mi rompevo le balle, con tutti. Ho la convinzione di non essere adatta. Mi stufavano. Sempre la appiccicati a starti dietro, gelosi eppure ti tradivano. Sempre la a voler trombare che è cosa che a me non è che interessi tanto. Insomma una prospettiva di virta che, ogni volta che ci andavo a fare i conti, mi deprimeva, mi sconfortava e cosi, meglio lasciar perdere mi son detta. -

Dei passeri saltellavano tra i piedi e anche sopra il tavolo il più ardito. Le briciole delle patatine parevano per loro bjgiou
Gabriele fece una mossetta schifata.
- Ci manca solo mi lascino il guano addosso ai pantaloni-, disse - guarda per terra che schifo hanno combinato-
Aveva dei pantaloni bianchi e bianchi i mocassini di pelle morbida.
"Guano" pensai. Non mi sarebbe mai venuto in mente di chiamarlo cosi lo scagazzare dei passeri. Una di quelle parole che trovi nellle parole crociate. Loro ridevano, divertite. Di che poi? A me restava impigliata nei pensieri, questa immagine di teste popolate da gadget. Un

catalogo immaginario che ci costruiamo per sopravvivere, inadempienti comunque.
Si fà quel che si può. Basta non farsi cagare addosso dagli uccelli. Che non imbrattino quella parvenza che siamo.
Ormai era ora d cena. Ho pagato quel giro. Ognuno se ne tornava alle proprie solitudini, alle proprie abitudini, ai propri miserandi conforti. Ma che vita è? A darla via pare non sia piu neanche, almeno uno spasso, non sò.
Questa storia poi del non darla piu via. I giorno dopo stefy mi dirà che, in realtà, la marina, son dieci anni che non la dà. Anche queste son cose che mi rimangono impresse in mente. Come il guano, come i gadget della McDonald o della Kinder, Io spero che marina non arrivi a leggere questo. E come potrebbe? Andate a dirglielo voi? Io no. Insomma, poi la stefy mi racconterà dell'altro su quei piccoli mondi infeltriti, rattrappiti, che si restringono sempre di piu. Però loro vanno a Capo Verde, però. Faranno spiaggia e villaggio turistico, su e giu, al massimo andranno in paese a comprarsi qualcosa di etnico. Gli ho chiesto se mi compra dei batick, quei tessuti dipinti con figure primitive, animali, facce, vediamo.
Dove andremo a finire? Non sò. L'ho sentito dire tante volte. Dove sono andati a finire Jack Kerouac, Rimbaud, Francis Bacon e quelli che erano miei amici una volta?
Insomma, ho fatto tutto questo giro di discorsi per mettere assieme questo quadretto futuribile. Mi veniva voglia di tirarne fuori un racconto che non è questo. Butto giu questa roba per tornarci chissà quando. Che se la scrivo sul quaderno poi la dimentico piu ancora.
Mi è capitato questo video games tra le mani adesso. Lo guardavo. Mi pare anche ci calzi. Appocalittico. Altri gadget che popolano l'umanità. Simulazioni. La gente ci gioca.


Quello di quà e quello di là



Stavano là, appollaiati al loro doverie
all'impegno per onorore il tempo da perdere
Tipi cosi, alla Bukowski
Quello di qua lavora in un posto
dove costruiscono carrozzoni per i giostrai
L'altro di là si è licenziato per
non pagare gli alimementi alla moglie
Adesso prende duecento euro
per tagliare l'erba del campo di calcio
piu qualche lavoretto qua e la



Questo di quà, il profeta
si fà almeno otto spritz alla sera
poi va via barcollando e borbottando tra sè
Insisteva con l'altro, quello di là
perchè andasse con lui ad una festa
Era il compleanno di Ciccio diceva
un'ipotesi certa per tirar su bagordi
-A me non interessa- dice quello di là
- Ma è il suo compleanno- dice quello di quà
-E chi se ne frega- dice quello di la
-Fà quarantaquattro anni- dice quello di quà
-Non è neanche una cifra tonda, 44- dice quello di là
-Tra un anno ne farà 45 però- dice quello di quà
-Fanculo và- dice quello di là

martedì 26 aprile 2011

- Un bolero
- Mi innamorai dell'aria

Una mattina d'aprile di giorni fà, mi viene in mente adesso che dalle finestre aperte un canto rigoglioso e quanto parea calda e impregnata di sensualità quella voce, pareva quasi un tessuto, come lenzuola appese che sbattono ad asciugare al vento e al sole con quel profumo di sapone.
Non cantano piu le femmine adesso. Le ragazze vanno in quei posti di karaoke.
A sentire quella voce mi veniva in mente quante ne sentivo un tempo dentro le case.
Quella canzone mi portava via come fossi un aquilone accompagnato da un filo a stare in aria. Faceva lo stesso se era una dei Nirvana ma il fatto è che non si costuma piu cantare, non cosi.
Non so perchè ma mi venne alla mente un'immagine di Sara, una bambina di cui ero segretamente innamorato. Stava accucciata sul marciapiede a fianco della chiesa. Disegnava con un gesso i quatrati che poi si mise a saltellare da uno all'altro cantando una filastrocca che non ho mai saputo. Forse una canzone da femminucce.
Son cose da vecchi, lo so queste menate che svirgolano di nostalgia.
Io di sicuro non la cantavo una canzone come quella. Ero piccolo. Quelli che la cantavano sono morti. Io ne sono un tramite, traghetto affinche si sappia di questo, di quello che è andato. E' stata una cosa che mi ha fatto contento che neanche sai il perchè




C'erano queste parole quà


Di Spagna sono la bella,

maestra son dell’amor!

Tutti mi dicono stella,

stella di vivo splendor.



Stretti, stretti

nell’estasi d’amor!

La spagnola sa amar così,

bocca e bocca la notte e il dì.



Una canzone sciantosa, che allude alle capacità amatorie della diva di turno. Le starlette di allora avevano origini esotiche, spesso finte e cosi la spagnola era una di quelle



Mi è venuto poi in mente di un'immagine che mi è rimbalzata per analogia, da un libro di Tabucchi che son andato a tirar fuori:"Il tempo invecchia in fretta" e in un racconto c'è un'analoga atmosfera A pag 121 scrive:
".. Penso di aver avuto un'allucinazione sonora, a volte crediamo di sentire cio che vorremmo sentire, quella canzone non la cantava piu nessuno, quelli che la cantavano erano tutti morti...Era una canzone del 500, una ballata, una canzone di cavalleria, una canzone d'amore, una canzone d'addio?.......Frugò nella memoria, e in un attimo, come se un attimo potesse risucchiare gli anni, gli venne in mente che qualcuno lo chiamava Migalha, che vuol dire Briciola....Avrà avuto quattro cinque anni...La ragazza posò la cesta per terra e gridò Samuele, e spalancò le braccia, e il bambino vi si tuffò dentro, la ragazza lo prese e cominciò a girare su se stessa abbracciata al bambino, giravano entrambi come una giostra, le gambe del bambino erano tese in orizzontale, e lei cantava Yo me enamorè del aire, del aire de una mujer, como la mujer era aire, con el aire me quedè.
Lui si lasciò scivolare a terra con la testa appoggiata al muro e guardò in alto. L'azzurro del cielo era un colore che dipingeva uno spazio spalancato. Apri la bocca per rispirare quell'azzurro, per inghiottirlo, e poi lo abbracciò stringendolo al petto. Diceva: Aire que lleva el aire la leva, como tiene tanto rumbo no he podido hablar con ella, como lleva polison el aire la bambolea"


Io mi innamorai dell'aria
dell'aria di una donna
poichè la donna era aria
rimasi con un pugno d'aria
aria che porta via aria
aria che l'aria se la porta via
perchè andava cosi veloce
non ho potuto parlar con lei
come se sollevasse una gonna
l'aria se la culla


Tante volte la mia testa va dietro a queste robe qua. Mi sa che lo fa per perder tempo, per correr pur dietro a qualcosa. Io non so com'è fatta la mia testa.

domenica 24 aprile 2011

Il torneo



E' andata a finire che ho vinto il torneo di biliardo là al Foster
Il premio era quell'uovo
Non avrei mai creduto. Non è che son forte
Solo culo e tutte che mi andavano bene
Adesso vado là, che è l'ora, le sette e mezza a farmi lo spritz
Mi toccherà pagare ancora da bere
Beh, auguri a tutti

giovedì 21 aprile 2011

Oh Battagliero

- Sul come il respiro sia una presenza mentale
- Sul come vorrei essere il cane di cui parla Nietzsche
- Sul come sia uno sguardo ardito e fiero


Battagliero Valzer di Pattacini eseguito dal Concerto a Fiato L' Usignolo
( bombardino, tromba, corno, clarinetto, quartino, genis, bassotuba)

Prendo questi ad esempio per farne una sorta di paradigma di un pensar leggero. La loro mica è musica colta ma da sollievo. Che non è una funzione da poco. Non è neanche stupida. A me ad esempio commuove pure. Cosi mi piacerebbe a volte rendere la vita un ballabile. La stupidità vista da un'altra angolatura, che ne recuperi il senso profondo, come fosse un mandare a cagare un sacco di pare che ci si fa con i pensieri. Oh Battagliero! Questa roba da ridere. Mettiamo che leggo "Il mito di Sisifo" di Camus, per dire. Per un bisogno di profondità e tormento a cui l'anima mia aspira. Che pur mi ci godo a star là a crearmi pensieri complessi inclini alla dannazione. Ho visto che però, se ci vai dietro troppo, rompono i maroni e mi fanno diventare cattivo. E allora su con Oh Battagleiro, che si sorride un pò. Che poi amo questo declinare dell'epica popolare, Oh battagliero l'ha fatto pure i CCCP.
Mia mamma, quando son qua e mi dice dai mettimi su un po di musica e allora accendo la radio che ha e parte via questa musica, che ci son pure quelli che telefonano e chiedono le dediche "Alla mia Marietta, che gli voglio tanto bene, che son quarantacinque anni che stiamo insieme, voglio dedicare Oh Battagliero da parte del suo Bruno. Grazie" E poi me lo immagino questo Bruno che ha telefonato alla radio di nascosto e poi va di la con lei in cucina, che c'è la radio accesa e quando gli mettono su la canzone dice a Marietta senti quà Marietta, senti e io li vedo contenti, che magari si fanno anche un giro di valzer in tinello beh, allora mi piace sentire i Conceto a fiato Poi magari in macchina, quando vado via ho su un cd Di Brian Eno o David Sylvian, ma questo è un altro discorso.

Oh! Battagliero
(CCCP Fedeli alla linea CLICCA)


Battagliero
un sepolcro al cimitero
ricoperto di lillà
battagliero
uno sguardo ardito e fiero
che rincorre l'aldilà
Non lo salverà dal cero
il fucile mitragliero
n è un manipolo; guerriero
lo potr à resuscitar;
corre in cielo corre in cielo
Oh Battagliero

Battagliero
rispettoso lusinghiero
il giudizio che si dà
non lo salver à dal cielo
il suo lucido pensiero
disinvolto faccendiero
del potere che verrà
apprendista dell'impero
Oh Battagliero

Battagliero
il serraglio dell'impero
con un limite d'età

Battagliero
un giaccone color nero
marca la diversità
non lo salverà dal cero
il suo lucido pensiero
il furore bandolero
il potere che non ha
aspirante guerrigliero
Oh Battagliero

lunedì 18 aprile 2011

Cose che non avrei voluto sapere ma, ho saputo

Archimede
Pi greco
Cabala
Euclide
Leonardo da Vinci
Pitagora
Trigonometria

Appunti disorganizzati per qualcosa che non so se vorrei sapere


Quando ero piccolo mia madre mi diceva che non dovevo mai guardare il sole ma, una volta, a sei anni l'ho fatto. Al principio, quella luce accecante era insopportabile ma io non distolsi gli occhi neanche per un momento. A poco a poco la luce cominciò a dissolversi. Le mie pupille si ridussero a capocchie di spillo. I dottori non sapevano se i miei occhi sarebbero guariti. Ero terrorizzato. Ero solo in mezzo a tutto quel buio. A poco a poco la luce cominciò a farsi strada tra le bende ed io riquistai la vista. Ma qualcosa era cambiato dentro di me. Vidi e capii.
Ecco la mia nuova teoria: Se noi siamo delle spirali e viviamo dentro una gigantesca spirale allora, tutto ciò che ci circonda si fonde dentro quella spirale.."

" Studiai su d'una tavola da disegno scolastico la costruzione d'una spirale. Il tavolo aveva una superfife sconnessa, il compasso vecchio ed allentato, non mi diedero la sufficenza.PIù avanti seppi della Serie Di Fibonacci, che si era presente nel creato, nei petali d'un fiore, nei rami d'un albero,.una serie divina. Scrissi anche un modesto pamphet su di lui. Oggi penso ad mondo inconsapevole, ed all'assurdità della nostra presenza qui.Da tempo la mia retina è bruciata,"

12 e 45..enuncio di nuovo le mie teorie
Primo: la natura parla attraverso la matematica
Secondo: tutto ciò che ci circonda si può rappresentare e comprendere attraverso i numeri
Terzo: tracciando il grafico di qualsiasi sistema numerico ne consegue uno schema. Quindi ovunque, in natura, esistono degli schemi

314159787616555372263016164233­534510023746353682989424782425­580648076643361805237741563140­378933712699900811546084081424­058692844640874238912457751936­646699463735915844119317795008­584806528052045138617897232991­09646117

Degli enunciati a dimostrare una teoria

Eadem mutata resurgoRisorgo uguale eppure diversa




La spirale logaritmica è intimamente legata ai numeri di Fibonacci (Pisa 1180-1250), in cui ogni termine è dato dalla somma dei due precedenti: 1,1,2,3,5,8,.... La sua scoperta risale al 1202.La particolarità tra questi numeri è che il rapporto tra due termini successivi si avvicina molto rapidamente al numero decimale 0,618 è una approssimazione, è noto con il nome di numero Aureo, e viene definito come il rapporto della sezione aurea, o proporzione aurea. Tale rapporto è stato considerato, sin dalla sua scoperta, come rappresentazione della legge universale dell'armonia.


COLONNA SONORA

Clint Mansell - πr2
Orbital - P.E.T.R.O.L.
Autechre - Kalpol Intro
Aphex Twin - Bucephalus Bouncing Ball
Roni Size - Watching Windows
Massive Attack - Angel
Clint Mansell - We Got The Gun
David Holmes - No Man's Land
Gus Gus - Anthem
Banco De Gaia - Drippy
Psilonaut - Third from the Sun
Spacetime Continuum - A Low Frequency Inversion Field
Clint Mansell - 2πr

venerdì 15 aprile 2011

Non ho voluto sapere ma, ho saputo



"Non ho voluto sapere, ma ho saputo che una delle bambine, quando non era piu bambina ed era appena tornata dal viaggio di nozze, andò in bagno, si mise davanti allo specchio, si sbottonò la camicietta, si sfilò il reggiseno e si cercò il cuore con la canna della pistola di suo padre, il quale si trovava nella sala da pranzo in compagnia di parte della famiglia e di tre ospiti"

Questo è l'inizio del libro di Javer Marias "Un cuore cosi bianco". Mi è sempre rimasto impresso e, ogni ranto, come adesso mi torna, riprendo il libro e devo rileggere. Una delle cose piu fulminanti che abbia mai letto. Ha una particolare risonanza in me, almeno.

- Non ho voluto sapere, ma ho saputo - Già questo per me è, quello che ti vien detto senza averlo chiesto, già questo è un tema che mi fomenta. Le parole subito dopo che scrive sono:

«Quando echeggiò lo sparo, più o meno cinque minuti dopo che la bambina si era allontanata, il padre non si alzò subito da tavola, ma restò per qualche secondo incapace di muoversi e con la bocca piena, senza riuscire a masticare né ingoiare e tantomeno sputare il boccone nel piatto; e quando, alla fine, reagì e corse in bagno, chi lo aveva seguito notò che mentre scopriva il corpo insanguinato della figlia e si metteva le mani nei capelli continuava a passare il boccone di carne da una guancia all’altra, senza sapere che farne». Ecco..

questo qua, un istante e stà la a preoccuparsi del boccone di carne in bocca che si passa di qua e li là. Non ha altro da pensare, uno si chiede. Eppure fa pensare questo fatto. Il dispiegarsi del reale. Mentre una ragazza si spara, che è stesa morta per terra, un boccone continua a girare in bocca. Mica uno ci fa caso, è tutto preso da quel fatto atroce mentre la normalità continua ad accadere. E' un fatto per me che mi scombina se comincio a pensarci su: che la normalità continui o che la nostra normalità sia infarcita di altre anormalità di altri di cui non verremo a sapere L'inamissibile di una normalità che continua a sovrapporsi, questo contrasto devastante che a me, spesso vien da scrivere e pensare. Immaginare cosa succede nell'appartamento nel palazzo di fronte o nel negozio sotto casa o di uno sull'autobus che passa in quel momento. Il segno della normalità nella violenza. In parte è una sega estetica ma mi affascina pure questa dimensione degli accadimenti che si traduce nella normalità della violenza come pure la violenza della normalità. Non sò se riesco a farmi capire. Voglio dire, tutta quella normalità che circonda la violenza, il dolore, l'angoscia; la normalità che continua e s'insinua impregnando una scenografia violenta. Non sò se ho saputo dire

mercoledì 13 aprile 2011

Mariavergine, che sogno



" Ogni volta che mi ritrovo a letto da solo e de-Lenorizzato faccio un sogno orrendo, sempre lo stesso. Nel sogno ci sono io che cerco di stimolare la clitoride della Regina Vittoria con il manico di una spazzola di tartaruga. Le sue voluminose sottane vorticano attorno alla sua cintola e alla mia testa. Le sue enormi cosce lardose pesano sulle mie spalle, spalancate davanti alla mia faccia sudata. Si sente il cozzo di chilate di gioielli ogni volta che la Regina si sistema per offrirmisi meglio. Si sentono altresì miasmi. Lo smanioso respiro della Regina romba sopra di me, inginocchiato ai piedi del trono. Passano ore. Infine si ode la sua voce, dall'alto, un tuono di biasimo e delusione: "Non siamo eccitate". Una guardia mi strappa da terra e mi scaglia in un pozzo in fondo al quale ribolle uno stuolo di ratti. Mi sveglio con la bocca piena di peli. Chiedendo un supplemento di tempo. E quantomeno una spazzola col manico intagliato"

La scopa del sistema, di E. F. Wallace, Einaudi, pag 53

Nowhere 5 -Hemingway



Domenica, lungo il fiume, avevo parcheggiato la macchina sotto il salice. Sono andato a sedermi al sole, nei tavolinetti li fuori, sul patio de "Le bricole" (1), il bar in riva al fiume, per farmi il mio spritz Campari e leggere un pò de "La scopa del sistema" di Wallace. E' un libro abbastanza strano, bellissimo. (Dopo riporto un brano su un post)(2). Quando torno alla macchina c'è quella signora seduta sulla panchina, da sola. Si era stesa una tovaglietta a quadretti per non sporcarsi. Avrà avuto di sicuro 80 passa anni. Io dico 85. Aveva una grazia che cerco spesso di rintracciare e riconoscere nelle donne ma penso sia ormai perduta. Un delicato garbo so che impregnava il suo sguardo e, a guardarlo quel paesaggio ecco, sò che assumeva un'essenza antica, quasi commuovente e non era piu lo stesso di prima che avevo visto distrattamente, anche perchè a me consuueto. Li ci son nato. Sono un uomo di fiume. Ho voluto pensare che in lei ci fosse un sospiro. Che stesse ricordando una storia d'amore. In tempo di guerra li, c'era un ospedale militare, dove c'erano le scuole. Hemingway ci è stato. Non so quanto tempo si sia fermato ma, immagino ci fosse stato qualcosa tra loro due e che lei stesse pensando a quando lui l'aveva baciata e poi lei, concessa. In vita sua non ne aveva mai parlato a nessuno. Un segreto che nessuno sapra mai. Quando sono salito in macchina sono rimasto un po la a guardarla. Avevo un cd sù. Gli ho messo su questa.




STELLA MARIS

Sogno d'incontrarti nella profondità, giù
nel punto più profondo della Terra, la Fossa delle Marianne,
il fondo del mare
Fra il Nanga Parbat, il K2 e l'Everest
il tetto del mondo, lì darò una festa per te
Lì dove più nulla mi sbarra la vista
Quando verrai, ti vedrò arrivare già dal ciglio
del mondo
Non c'è nulla d'interessante qui
Soltanto i resti di Atlantide
Ma non c'è traccia di te
Credo che non verrai più

Ci siamo persi di vista nel sogno

Tu sogni me io te
Non aver paura non ti sveglierò
Prima che sia tu stessa a svegliarti

Sul ghiaccio in direzione Polo Nord, sarà lì che ti aspetterò
Aspetterò proprio sull' asse
Dalla Terra del Fuoco fino al Polo nel duro lavoro di sognare
lassù tutto continuerà a girare soltanto attorno a noi
La Stella Polare direttamente sopra me
Questo è il Polo io aspetto qui
Solo non ti vedo arrivare da nessuna parte a perdita d'occhio

Aspetto al Polo sbagliato

Ci siamo persi di vista nel sogno

Tu sogni me io te
Non aver paura non ti sveglierò
Prima che sia tu stessa a svegliarti

perfavore, perfavore non svegliarmi
soltanto finch' io sogno tu esisti

Ci siamo persi di vista nel sogno

Tu sogni me io te
Non aver paura non ti sveglierò
Prima che sia tu stessa a svegliarti

Lascia ch'io dormendo affitti una nave
Itinerario: Eldorado, Punt ov'è la tua terra natìa
Aspetto sulla costa, indago l'orizzonte
finché scorgo infin laggiù la vela tua
Il capitano dev'essere ubriaco
e per lo più è sottocoperta
Nel sogno non mi riesce di governar la nave
Uno scoglio produce una falla
poi la nave s'inabissa nel Mare del Nord
Vado alla deriva su un iceberg

Penso che aspetterò a lungo
Punt non è ancora stata scoperta

Ci siamo persi di vista nel sogno

Tu sogni me io te
Non aver paura non ti sveglierò
Prima che sia tu stessa a svegliarti
Tu sogni me io te
Non aver paura ti troverò
Nel dormiveglia t'afferrerò
e verso di me ti attirerò
Poiché tu sogni me, io te
Io sogno te, tu me
Anche da svegli ci sogniamo l'un l'altra.



(1) Le bricole sono tre grossi pali piantati sul fondo del fiume, legati tra loro e appoggiati a formare un po una piramide. Servono a segnalare un basso fondale ed indicare il tragitto da seguire. Sono tipici della laguna.

martedì 12 aprile 2011

COSE CHE NON AVEVO MAI SENTITO DIRE



Stefy si è siliconata ancora il labbro. Fossi stato lei mi avrei fatto le tette che ne ha poche e penzolano. Per me stava meglio prima. E poi si vedono quelle siliconate. Hanno tutte questa bocca da pornostar. Come se perdendo la loro originale disegno poi, queste bocche siliconate. perdono anche quello che originariamente le distingueva le une dalle altre. Quel che non avevo mai sentito dire è che se hai la bocca siliconata vuol dire che sei una cavata fuori, che appartieni ad un giro di mentalità, che ti cataloga come una del mondo della moda, come avere una borsa di Vuitton originale appesa al braccio. Le labbra siliconate sono uno status simbol. Se non le hai sei una sfigata.
Ecco, erano queste le parole che non avevo mai sentito




Quasi a dire, tautologicamente, che la bellezza, quando si dà, spesso non capisce un beneamato cazzo! Poi vien facile seguire l'inclinazione naturale dell'uomo sconfortatamente sano, di sentrisi triste, disadattato, incapace di legami. Cosa c'entra? Siccome non voglio fare post lunghi, che poi non li leggono, allora mi ricollegherò a questo discorso con un altro post. Va bene? Ma anche no

lunedì 11 aprile 2011

Nowhere 5 - Adesso



ADESSO

Posso fare quello che mi pare adesso,
la notte
tenere accesa la luce fino all’una,
alle due,
e nessuno che protesta,
tirare le coperte tutte dalla mia
parte,
e nessuno che brontola,
sull’autostrada in macchina
ai centoquaranta, ai centocinquanta e
più,
che prima se superavo i centodieci,
al cinema ogni tanto,
ma è un po’ che mi piace anche stare
in casa,
il mio lavoro, il giorno sono sempre
in giro,
dopo sono stanco, ecco, no, ci sono
delle sere
che vorrei andare a mangiare una pizza
a Rimini,
ma da solo, sta’ buono, a proposito di
mangiare,
anche il grana, una roba, tutte le
volte,
ma quanto ne metti? Che sono goloso,
io, il grana,
pastasciutta o minestra, non basta
mai, e adesso
ne posso mettere finché voglio,
adesso non dice più niente nessuno,
adesso
ma cosa faccio, piango?

- Raffaello Baldini -

domenica 10 aprile 2011

Nowhere 4 - e poi merda, in fin dei conti

Scaricata
- Non ti amo piu amo un'altra ciao mi dispiace
- Spostare la data sul cellulare
- Lo Zimox o il Monuril



Scaricata! Al volo. Come da un finestrino aperto di un'auto in corsa.
Buttata via.
Una botta, un ruzzolone,
escoriazioni, imprecazioni
e merda, sopratutto merda
ecco quel che si dice, da sola: merda merdaaa!
merda se pensa a quel che l'aspetta
a quanto tempo ci vorra? quanto?
che almeno sia un tempo di merda
vento e neve, tempeste e pioggia
quante bestemmie e maledizioni dovrà tirare?
e l'amore non è che passi, niente, ancora peggio
neanche le pareva che potesse essere cosi forte
che si sente solo quando è finito, solo dopo
millemile domande ossessive rutilanti
la cui unica risposta gli è stata già data
Non ti amo piu amo un'altra ciao mi dispiace
e allora adesso quanto tempo a maledire l'altra? quanto?
a chiamarla troia, a sentirsi troia
e diventare una rompicoglioni adesso, gli tocca, lo sà già
rompere icoglioni a tutti, lagnarsi.piangere, tirare le madonne
riscrivere un trattato sulla costituzione dell'amore
che li potessero arrestare per frode e rapina
portarsi via tutto cosi, restare senza niente, ma si puo?
per quanto gli toccherà rognare, star la a rimuginare? per quanto?
settimane? per niente poi. Ma quante?
forse sei? dieci? forse anche cinquantasei
e perchè non centoundici? No trentaesei, come un parto, dovrebbero bastare
Avrebbe perso la ragione, che gia ne aveva poca
quanto ci avrebbe voluto poi a rimetterla assieme? Non si sà
Sarebbe diventata un relitto, sfaldata, più buona a fare niente
quando prima era brava a fare tutto, l'arrosto, cantare
il sesso alla pecorina, ruttare, accorciare i pantaloni
Adesso saltava tutto, la festa per Raspin, la gita al lago
il viaggio a Londra, la camera nuova. Che gliene fregava piu
Diventerà una donna di trecento chili, cambiare il guardaroba, spese
ogni cosa farla senza esserci, assente, il mondo indifferente
una depressione della madonna, non tornare piu come prima
odio permanente, afflizione, non curarsi neanche piu i denti
perdere ogni orgoglio e vanità, il buonumore, mandare tutto a cagare
l'angoscia che ti assedia, restare a casa ad aspettare
cosa? che passasse quando sapeva non gli sarebbe passato mai
Quante settimane? sei? quindici? centotrentasei?
Non è possibile, e perche? Voleva trovarsi già tra due anni
spostare la data sul cellulare, farsi stampare dei calendari due anni avanti
ma cambiò subito idea. Era scema? che idiozia
Buttare via due anni. Non avrebbe visto le olimpiadi
la vittoria della sinistra, nascere Filippo, settecentotrenta gioni
di cui settantasette al sole, cento pizze di cui metà con le acciughe
e cosi via e il pensare a tutte le cose che avrebbe perso
ridusse la sua rabbia ad una cistite che le sarebbe passata
con lo Zimox o il Monuril e poi merda, in fin dei conti

(a Clelia, per le sue storie tese)

sabato 9 aprile 2011

Ugo Cornia Animal

Ugo Cornia, che è uno che è come fosse un mio amico, che delle sere che sono al Foster li che mi bevo il mio gin tonic, ci faccio dei ragionamenti che, se un giorno metti ci vado davvero a bere una birra con lui, allora ne ho già di pronti. Scrive libri con titoli tipo:"Sulle tristezze e sui ragionamenti". Sull'ultimo numero di Animal c'è un'intevista e poi uno dei suoi ragionamenti che volevo riportare. Non adesso, in un altro post



Comincia cosi:
"Io sono laureato in filosofia a Bologna. E uno dei testi che ricordo bene è di Leibniz, dove diceva (in polemica con gli emiristi, per cui il rosso, o lo vedevi rosso, oppure non lo conoscevi), se ricordo giusto, che è possibile insegnare ad un cieco che cos'è il rosso facendogli ascoltare lo squillo di tromba in un'orchestra.
E mi sembra che sia come una virtù in fondo che prende tutte le abilità e le trasforma attraverso i vari sensi"

E già qua sarebbe da ragionarci su con questa storia delle trsformazioni attraverso i sensi. Nell'intervista però parla soprattto di fumetti per via di questo suo libro nuovo "Autobiografia della mia infanzia". Io non sò se per le femmine la dimensione dei giornalini sia la stessa. Quanto mi perdevo via rapito in quelle storie. Averne a pile, a borse e star la a leggere, leggere. Dice Cornia "Tuttora leggere fumetti è la mia vacanza...o se ho un momento di odio o depressione, mi sbatto a letto con pile di fumetti.." Poi racconta questo episodio che mi struscia: " C'è stato un periodo che mio padre era all'ospedale per un tumore al fegato di cui dopo è morto, e passeggiavamo per l'ospedale, e vicino a lui, in oncologia, c'è anche il marito di sua sorella di latte e mi dice - dai vieni a salutarlo - Andiamo e si salutano e parlano un poco dell'ospedale e cose cosi poi l'altro dice felice: - però oggi è uscito il nuovo Tex!" e se lo teneva sul comodino sperando che noi ce ne andassimo per poterselo finalmente leggere."
Ecco, questa è una cosa che capisco benissimo.Dice ancora "Forse il fumetto è uno dei primi casi di linguaggi non alti, non imbalsamati, con un loro ritmo, quel tizzone d'inferno, fuori dalla normalizzazione... come quando i bambini, ogni tanto scoppiavano a ridere, e nel silenzio si sentiva spesso le maestre che facevano ssssst!!" Io a scuola li leggevo i giornalini e li tenevo sulle gambe, fingendo si essere concentrato. Poi dice" Il linguaggio del fumetto sa essere di estrema sintesi ed efficacia..scrivi "e poi SBRANG attacca a piovere", questa è velocizzazione, uno cambiatore di ritmo, che non devi star la a far dei giri di frasi, ecco.."

L'intervista e il ragionamento appaiono su Animals n 22 in edicola
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mercoledì 6 aprile 2011

Underground

- dal sottosuolo al sole
- devi uscire con mia madre
- i corvi di van gogh
- Marina canta Voi che sapete

In questo sottosuolo di giorni, che ci stà a fare il sole?
Un sole che s'infiltra tra le crepe e s'incespica nei corridoi.
Cammino in superficie e prendo strette viette tra i palazzoni.
Mi allontano dall'esplosione di ferramenta, di fiori sui ciliegi,
dallo stridio dei fagiani, dagli amori che rimurginano nei cuori.
- Devi uscire con mia madre...è depressa, non trova un uomo -
Uno dice ad un'altro, nell'ombra di un androne dal sapore acre.
Uno ha una bottiglia di birra in mano. L'altro dice:
- Mi sentirei in imbarazzo. Vuoi che ci provi? -
Tiro dritto, mi allontano da quella nemesi ma non sfuggo
alla domanda che mi segue senza ombra ma col fiato caldo
"Che ne ho fatto di tutti questi anni miei?"
Fatti i cazzi tuoi! sento che mi esce tra i denti che digrignano.
Sento i gemiti del sole, la in alto, sopra i palazzoni.
Sembrano i corvi di Van Gogh
Non c'è una sola piazza, solo slarghi, tra questi agglomerati.
Da un'altra crepa esce una tipa canticchiando, la conosco.
- O', Marina..dove vai da queste bande?-
- Al capannone. Vieni? -
- Ci stavo andando. E quelli la con gli strumenti, son con te? -
- Si. Andiamo a fart una prova -
Si và.

"Voi che sapete che cosa è amor, donne vedete s'io l'ho nel cor. Quello ch'io provo
vi ridirò; è per me nuovo, capir nol so."


domenica 3 aprile 2011

Attraverso terre dove piove, strade

- Suoni dub
- Gli darò un nome
- Vado al capannone
- Piove



Attraverso terre dove piove, strade
I suoni dub di Burial nelle cuffiette
"Pioggia che, da quanche parte brucia"
e scaglio parole in difesa dell'estraneo
lo straniero che mi abita. Ride, lui
Gli darò un nome. Non l'ha mai avuto
Passerò in qualche rifugio.
Ne ho di sparsi, qua e là. Delle basi.
Lo straniero non pone resistenza, ne resa
(Cose che leggo nei giornali)
Da qualche parte pioggia radioattiva
Poliziotto muore misteriosamente
cadendo da una finestra chiusa
Un uomo nuota e vede la sua ombra sul fondale
Espressioni e gesti provocanti
spesso seducono piu delle parole.
Cammino.
Non attraverso mai le strade sulle strisce
Stò andando al capannone. Amici.
Vado a vedere che combinano.
Mi son portato via le bacchette della batteria
se per caso c'è da suonare, suono. Batto il tempo.
Su un muro è scritto "Di chi è questo posto?"
Potrei dirlo della periferia che mi son costruito dentro
che mi sfianca con i suoi algoritmi che non si danno mai per vinti
Chissà cosa combinano al capannone di domenica mattina?
Qualcosa, questa luce schiva che da la pioggia
lascia presagire che forse dovrei esser altro da quel che sono.
Non importa. "Tanto piu di una volta sola non si muore"
E' una frase che avevo sentito da due che si parlavano.
Intanto arrivo al capannone. C'è gente. Fuori piove.
Vediamo un pò che succede



Ingredienti:
Stolen dog
estraneamento
pioggia
bacchette per rullante
strade lucide e luci
sfiancamento

sabato 2 aprile 2011

Non è che ci fai caso





Non è che ci fai caso; sembrano come mezzi girati
Io credo che quella sia una razza
Con quest'aria fuori moda
Qualcuno ha ancora il borsello di pelle
Questi hanno ancora il riporto
il pettine in tasca, la riga di lato
la giacca un pò stretta, la cravatta con il nodo scapino
Son quelli a cui non fai caso
ma esemplari te ne trovi dappertutto
sempre dove c'è gente, hanno da fare
fanno sempre la fila, bollette,
qualcosa sempre da pagare
son uomini a posto.trasparenti, non piangono il morto
Fanno vite da santi, senza peccati
Non si son persi un Tiggì neanche a morire
Muoiono altri. Non si lamentano.
Anime stitiche, parsimoniose, stanno di lato
non è che uno dica vorrei assomigliare
ad uno cosi, che li prendi a modello
che dici a tuo figlio devi diventare cosi
Non hanno fatto mai niente di male
Magari se lo sono allevato in casa,
il male, con figli drogati
o lo hanno votato perchè era il contrario di loro
Non sono cattivi ma reclamano giudici spietati
Si stava meglio quando si stava peggio
dicono sempre a mò di ritornello
Sono i padri, sono gli zii. Tutti ne hanno.
Ti stanno intorno una vita e non ci fai neanche caso.
Devono essere loro quelli che han fatto
la rivoluzione silenziosa. Gli adempienti.
Quella che non ti sei neanche accorto
Quella in cui non è successo niente
e che loro chiamano progresso
Se hai qualcosa è merito loro
Gu puoi comprargli il cellulare
ma non è che poi lo imparano ad usare
Non è gente cattiva ma da loro
te lo sei sentito messo in culo
Continueranno ad esserci sempre
padri, zii, fratelli che diventeranno come loro
Il mondo va avanti, diranno
Siamo noi che lo vediamo andare indietro
Ma come fai a volergli male?
Ti hanno fatto studiare
Tipi cosi han ammazzato gesu cristo
ma di loro non ti accorgi
Come li puoi condannare?

Io ne ammazzo uno ogni tanto
in altre città, perchè non so cosa fare
al sabato sera, tanto per fare
Non se ne accorge nessuno
Un trafiletto sul giornale locale




simurgh